IL TERZO FATTORE

PER LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA

 

(IL SACRIFICIO)

 

 

 

 

                               

                 PRESUPPOSTI:      1) l’acquisizione della dimensione sacrale

                                              2) l’accettazione del coivolgimento

 

                 OBIETTIVI.:      a) l’amore per il pianeta

                                         b) l’amore per gli uomini

 

 

 

   

I  PRESUPPOSTI DEL TERZO FATTORE

 

            Al lettore attento non sarà sfuggita la corrispondenza tra il processo di formazione dei Corpi Interni e la salita delle tre Montagne. Si può anzi schematicamente affermare che, attraverso successive riqualificazioni, durante la Prima Montagna si costruiscono i Corpi di Fuoco (o Corpi Solari), durante la seconda i corpi d’Oro e durante la Terza i Corpi di Luce.

            Il percorso lungo le Tre Montagne, tuttavia, implica anche la progressiva eliminazione dell’Ego. Lavoro che si avvale delle pratiche del Primo Fattore per ciò che riguarda la decapitazione ed una prima comprensione, e di quelle del Secondo per ciò che si riferisce alla morte vera e propria e alla comprensione dell’Ego più profonda e causale.

            Il lavoro con queste due forze (Primo e Secondo Fattore) non porterebbe però ancora ad alcun risultato concreto se  non fosse cementato e unificato dall’azione di una terza forza, quella del cosiddetto Terzo Fattore. Tale forza viene generalmente riassunta, in un significato restrittivo, nel concetto di “amore per l’umanità” ed in questo senso trova la sua massima espressione nella “buona novella” del Vangelo Cristico (1), in cui essa si manifesta sotto il duplice aspetto di amore e di sacrificio.

 

(1)  E’ noto, infatti, che la Sacra Scrittura del Cristianesimo ufficiale si divide in due parti:  il  Vecchio Testamento, dal  libro della Genesi al libro di Malachìa; il Nuovo Testamento, dal Vangelo di Matteo all’Apocalisse. Mentre nell’Antico Testamento grande importanza viene data al rapporto biunivoco Uomo - Dio, espresso anche in modo alquanto esclusivo, nel Nuovo Testamento si sottolinea particolarmente anche l’importanza dell’amore verso il “prossimo” (la buona novella).

 

 L’amore per gli altri, infatti,  presupponendo la proiezione al di fuori di sé, implica l’abbandono del desiderio egoico e quindi il sacrificio delle soddisfazioni individuali, fino ai gradi più estremi. Sotto questo aspetto, la morte di Gesù rappresenta il massimo esempio di amore e di sacrificio:  “Dio ha  tanto amato gli uomini da arrivare fino alla morte, ed alla morte di croce”.

            L’eliminazione progressiva dell’Ego presuppone quindi, accanto ad un momento individuale e strettamente personale (Primo Fattore), in cui l’Iniziato è in rapporto stretto con se stesso e le proprie componenti divine (Essenza, atomo del Padre, i cinque aspetti della Madre Divina), anche un momento sociale, in cui egli si pone in rapporto con l’ambiente esterno e con i suoi simili; e ciò non solo in senso binario uomo-donna (Secondo Fattore), ma molteplice e totale (Terzo Fattore). I due momenti sono, ovviamente,  profondamente  compenetrati,  in modo  da formare  un  insieme assolutamente  omogeneo.

            Un aspetto unificante dei primi due Fattori è la loro “sacralità”.  Anche se ciò a prima vista può apparire poco possibile, l’Iniziato, se vuol procedere nel suo cammino, deve assumere questo aspetto anche per ciò che riguarda il Terzo Fattore, quando cioè si apre verso il mondo esterno e la totalità dei suoi simili. Sacrificare la propria individualità significa, infatti, compiere un “atto sacro” (sacrum facere), e la comprensione di questo concetto è uno dei fondamenti del lavoro interno. Sacrificio, insomma, inteso non nel senso di privazione, impoverimento, sofferenza, ma, al contrario, di accrescimento e di avvicinamento alla propria natura divina.

             Per una corretta interazione con il mondo esterno, tuttavia, l’assunzione della dimensione sacrale da sola non basta: l’Iniziato deve accettare anche di essere “coinvolto”.  In altri termini, si può dire che egli, durante tutto il suo percorso, non può prendersi il lusso di sfuggire alla propria responsabilità di soggetto umano, ma deve inferire attivamente, in senso karmico, con l’ambiente che lo circonda, subendo le conseguenze del suo operato. Le quali saranno tanto più oggettivamente “buone” quanto più egli sarà progredito lungo la scala del Livello dell’Essere.

            Riguardo al tipo di coinvolgimento, pur senza addentrarci nell’argomento in modo specifico, può essere utile riconoscere la seguente suddivisione:

1) interazioni che nascono da una volontà precisa del soggetto (cosciente oppure egoica): è il caso, ad esempio, di quando qualcuno decide di assumere un certo incarico, di ricoprire un certo ruolo, di compiere

una certa scelta (sociale, politica, professionale, di stato) (1);

 

(1) Particolarmente stimolanti possono apparire gli impegni a favore della pace, contro la violenza, lo sfruttamento, la malattia, il degrado sociale, l’ecologia ecc,.  L’aspetto sociale e collettivo è un elemento imprescindibile della vita di ciascuno ed è giusto che, chi si sente di appartenere, internamente, al raggio della giustizia o della forza,  possa  impegnare parte delle proprie energie in tal senso anche nel Mondo Tridimensionale. Per quanto riguarda ad esempio il Cristianesimo, tale interpretazione è stata all’origine di diversi tipi di impegno politico che,  nei primi anni ‘70,  ha visto una parte dei suoi aderenti schierarsi a favore degli emarginati.

     Vedi i testi ormai storici: per il Protestantesimo,  E. Kasemann  -  “APPELLO ALLA LIBERTA’”  -  ed. Claudiana,   1972 ; per il Cattolicesimo, F. Belo  -  “ UNA LETTURA POLITICA DEL VANGELO”  -  ed Claudiana ,   1975 e  AA: Vari  -  “ LA VIOLENZA DEI CRISTIANI”  -  ed. Cittadella,    1969  

 

2) interazioni  che  nascono  non  per una  precisa volontà del soggetto,  ma che si incrociano in vario modo con la sua esistenza (per caso, per ricorrenza). Ad esempio, quando egli si trova coinvolto in problemi che riguardano i figli, i colleghi di lavoro, gli amici, la vita sociale, i vicini di casa, un semplice passante ecc. ecc..

            In entrambi i casi, dunque, è bene che l’Iniziato non si ritiri subito dalle situazioni della vita concreta, ma che, compiendo tutte le scelte che riterrà per sé più opportune, partecipi alla realtà in cui la Legge della Giustizia Divina l’ha posto. Il non coinvolgimento ed il rifugio nella solitudine, infatti, lo priverebbe di quella che abbiamo definito “palestra psicologica” e quindi delle concrete possibilità di progresso e di conoscenza di sé. L’eremita, colui che si estranea dagli stimoli e dalle provocazioni del mondo, può giungere perfino a ritenere di possedere uno spazio psicologico integro e libero da Ego: invidia, intolleranza, ira, rivalità, rancore, vendetta, fastidio, maldicenza, menzogna ecc. ecc. possono restare pressoché silenti. Ma non per questo cessano di esistere e di tener sequestrata una considerevole percentuale di Essenza.

             E’ tuttavia da tener presente, al momento di intraprendere una scelta politico-sociale, il grande dispendio di energia implicito in tale coinvolgimento, che spesso obbliga al confronto con persone non interessate ad un cammino di perfezione interiore e che per lo più è destinato già in partenza al fallimento: è infatti evidente che nessuna società potrà mai migliorare, ber quanto buone siano le leggi ed ottimi i governanti, se non migliora prima, individualmente,  il singolo uomo (2).

 

2)    Ed è in questa direzione che si svolge soprattutto il lavoro della Gnosi, che è sempre stata caratterizzata da un impegno solitario  e poco appariscente, ma teso alla costruzione fondamentale dell’uomo inteso come soggetto individuale.

 

 

I LAVORI CENTRALI DEL TERZO FATTORE

 

A) L’AMORE PER IL PIANETA

 

            Per una completa comprensione del Terzo Fattore, tuttavia, il concetto di “amore per l’umanità” è, come si è detto, alquanto riduttivo. E’ evidente che l’apertura nell’ambiente esterno non si limita al rapporto dell’uomo con i propri simili; egli deve fare i conti con una realtà ben più ampia e diversificata, in cui tutta la materia vivente ed i suoi prodotti si trovano ad interagire con un Pianeta, la Terra, che, a sua volta, interagisce con le altre strutture fisiche del Cosmo.

            Non si tratta di un problema di poco conto. Da troppo tempo l’uomo ha creduto di poter disporre a proprio piacimento delle risorse della natura, ignorandone le leggi più fondamentali. E’ forse tempo di ridefinire il concetto di “materia vivente”, uscendo dai confini della materia cellulare. Ogni corpo fisico, infatti, cellulare o meno, è soggetto alle legge di evoluzione e involuzione e, in quanto tale, è da considerarsi “vivente”.

                        I temi dell’ecologia. pertanto, interessano relativamente chi persegue il cammino della Conoscenza, perché sono scontati. In senso esoterico, infatti, ogni corpo celeste, e quindi anche il pianeta Terra, è una particella del grande Corpo della Manifestazione dell’Assoluto ed è quindi preposta ad assolvere una particolare funzione. Ignorare tutto ciò e interferire negativamente in tale equilibrio, accelerandone la degradazione, non ha pertanto una ripercussione solo sulla materia cellulare (piante, animali, uomo),  ma su tutto il Cosmo, con conseguenze karmiche di enorme portata.

             Consapevole dell’aspetto “sacrale” del suo operato, l’Iniziato sa di dover amare profondamente il Pianeta che lo ospita, e lo sente parte di sé (Gen. 2,7). Allo stesso modo in cui provvede all’equilibrio del proprio corpo, indispensabile per il progresso nei Mondi Interni, provvede anche all’equilibrio del corpo del Pianeta attraverso la rettitudine del suo comportamento.

 

LA TRASMUTAZIONE DELLE ENERGIE COSMICHE

 

            Il  pianeta Terra, in quanto organismo vivente, si nutre di energie cosmiche, nelle quali è immerso come una spugna nel mare. Tali energie, per penetrare al suo interno ed essere assimilate, hanno bisogno della materia cellulare: ogni pianta, ogni animale e ogni essere umano possiede una struttura adatta a catturare le forze che arrivano alla superficie del Pianeta e, successivamente, ad elaborarle e a trasferirle nei suoi strati più profondi.

            In tale processo, l’uomo soprattutto gioca un ruolo particolare. Intermediario per eccellenza tra la Terra e il Cielo (2), egli si trova al vertice della Manifestazione nel suo aspetto tridimensionale e la riassume totalmente, in quanto Microcosmo,  anche per ciò che riguarda gli aspetti più sottili.  

 

(2)   In questo senso, la figura umana è simboleggiata dalla stella a cinque punte. Nella cultura cinese antica, come bene dice Guenon,  Cielo e Terra, rispettivamente forza attiva e passiva, sono uniti dall’Uomo, forza neutra.

        Vedi in R. Guenon: LA GRANDE TRIADE, ed. Adelphi.

 

Egli è dunque il mezzo più potente di cui la Natura si serve per poter sussistere (1).

 

(1)  Ogni essere umano, ne sia consapevole o meno, svolge un ruolo ben preciso al servizio della Natura.   Anche chi non sa dare un     chiaro significato alla propria vita, trova in questo ruolo una prima risposta. Il  problema è piuttosto se  l’uomo debba   “accontentarsi” di questo ruolo, già di per sè sacro, ma comune alle forme meno evolute della Manifestazione,  o  debba andar oltre, cercando altri significati al proprio esistere.  A  questo proposito, è interessante ricordare i suicidi di massa,   avvenuti ai tempi della Lemuria e   ricordati dalla Tradizione, motivati dal fatto che gli uomini si vedevano solo come piccoli ingranaggi al servizio della       Natura.

 

                                                 

 

            Generalmente, l’uomo nutre il Pianeta in modo del tutto inconsapevole: Identificato nell’Ego, è ben lontano dall’immaginare che il proprio corpo possa servire a qualcos’altro che non sia la soddisfazione dei propri desideri. L’Iniziato, però, risvegliando progressivamente la Coscienza e cominciando ad uscire dai processi dell’identificazione, ha la possibilità di servire la Natura in modo consapevole e di riceverne in cambio alquanti benefici. Non dobbiamo infatti dimenticare che la Natura è uno dei cinque aspetti della Madre Divina e che l’amore per la propria Madre è un dovere fondamentale ed indispensabile, del resto ben ripagato, da chiunque si appresti a compiere un cammino interiore.

            Descriveremo adesso un’interessante pratica, che rende colui che la compie consapevole del proprio ruolo di intermediario tra la Terra ed il Cielo. Come sempre, essa è basata sulla concentrazione e sull’immaginazione cosciente, il che presuppone la relazione con l’Essenza.  E’ inoltre importante assumere una corretta posizione del corpo, in modo da rendere ottimale il flusso di energia.

 

 

 

                                  

 

 

 

PRATICA PER LA TRASMUTAZIONE DELLE ENERGIE COSMICHE

 

          Il soggetto si pone seduto, o sdraiato, in modo che le piante dei piedi siano aderenti al suolo e che i palmi delle mani siano rivolti verso l’alto.  E’ fondamentale che ci sia un contatto diretto con la terra, e pertanto la pratica dev’essere eseguita all’esterno e a piedi nudi.

          Dopo aver chiuso gli occhi e rilassato il corpo, entrerà in relazione con l’Essenza e rivolgerà una preghiera alla propria Madre Divina, affinché lo aiuti nell’esecuzione della pratica. Immaginerà quindi una grande luce sopra di lui e si concentrerà nella respirazione.

          Eseguirà, alternativamente, dei profondi atti respiratori, concentrandosi sull’aria che entra ed esce dai  polmoni. Durante l’espirazione, immaginerà che la luce, dal di sopra, entri nel suo corpo attraverso la ghiandola pineale e i palmi delle mani; quindi che lo attraversi e si diffonda profondamente nella terra attraverso le piante dei piedi. Durante l’inspirazione, viceversa, immaginerà che la luce entri in lui attraverso le piante dei piedi, attraversi il suo corpo ed esca verso l’alto attraverso i palmi delle mani e la ghiandola pineale. Nella prima fase, ovviamente, è una luce che nutre la Terra; nella seconda è una luce che la purifica asportandone le scorie dannose.

          E’ importante essere ben concentrati anche quando la luce attraversa il corpo, poiché essa è una preziosa fonte di purificazione e di energia per i Centri di colui che compie la pratica.

          La frequenza del respiro va regolata sul ritmo di ciascuno, senza limiti di tempo.

 

 

 

                                   

 

 

I LAVORI CENTRALI DEL TERZO FATTORE

B) L’AMORE PER GLI UOMINI

 

            Noi non sappiamo, né possiamo immaginare, cosa sia l’amore. Scambiamo per amore il sentimentalismo, l’affetto, l’attaccamento, la dipendenza, il desiderio, la passione ecc. ecc..  Molti Ego della “bontà” possono essere scambiati per amore.

            L’AMORE vero è una parola vuota per l’uomo comune e corrente, perché esso è una virtù dell’ANIMA. Pertanto è assurdo credere di amare finché l’Ego costituisce il centro di gravità della nostra psiche. L’unica cosa da fare, se vogliamo amare, è liberare l’Essenza, distruggendo l’Ego che la tiene prigioniera.

            Dell’amore possiamo avere solo un vago concetto servendoci di parole, simboli, similitudini. Potremmo dire, con S. Paolo, che l’amore è generoso, benigno, non si vanta ecc. ecc. (I Cor, 13, 4-7), ma ancora non sapremmo nulla. Allo stesso modo, potremmo dire che nessuno ha un amore più grande di colui che dà la propria vita per la persona amata, ma ancora non sapremmo nulla. Certamente, l’amore è l’unica Legge da cui scaturisce la Manifestazione, l’Unica Legge dell’Assoluto, che consente il massimo grado di libertà e il massimo rispetto del libero arbitrio. Al contrario, l’Ego, che è la negazione dell’Amore, riduce al minimo qualsiasi tipo di libertà. Qual è, infatti, il grado di libertà di una persona nelle mani dell’Ego? Praticamente nullo, come praticamente nullo è lo spazio esistente tra un violino e la sua custodia  (Samael  Aun Weor: DIDACTICA DE AUTOCONOCIMIENTO).

            L’amore è espansione, creazione, manifestazione. L’egoismo è contrazione, ritiro, nascondimento. Chi ama, condivide con il cuore. Chi non ama, tiene per sè, cercando di giustificarsi con la mente. L’amore crea rapporti; l’egoismo crea solitudine e barriere. Chi ama, si sacrifica, cioè sacrifica se stesso (il “me stesso”, gli Ego).  Chi non ama, sacrifica gli altri ai propri fini (denaro, potere, sesso ecc. ecc.).

 

L’aspetto del  sacrificio è forse da riconsiderare un attimo.  Già abbiamo visto come il termine “sacrificio” non  significhi   sofferenza o privazione, ma, al contrario, avvicinamento all’Assoluto (“atto sacro”).  Ora, se vogliamo individuare l’Ego che per eccellenza si oppone al sacrificio,  questo è l’Ego della Stregoneria. Esso, nonostante possa sembrare a prima vista eccessivo, domina la nostra civiltà. Il Mago Nero cerca il potere fine a se stesso, il dominio sugli altri, la manipolazione delle coscienze per ingrandire la propria personalità. Ed è precisamente  ciò che già da diversi anni  accade nel mondo. Gli uomini, anziché amati, sono sfruttati da occulti stregoni. Non ci si sacrifica per l’umanità, ma l’umanità viene sacrificata.

           

            Ogni  piccolo  gesto d’amore è  importante nella vita di un uomo;  oltre ad essere prezioso per chi lo riceve, esso rivela anche la capacità di uscire dal “me stesso” e di compensare, in questo modo, le conseguenze negative dell’Ego. A questo proposito, la legge del Karma è molto chiara: le conseguenze causate dalla presenza dell’Ego nelle azioni umane possono venir compensate o dal dolore o dalle buone opere. Ogni opera buona, cioè, - aiutare materialmente chi si trova in difficoltà, visitare un ammalato, consolare chi si trova nella disperazione - rappresenta anche una moneta utile a riscattare il proprio personale dolore.

            Il grande fiume dell’amore per l’umanità possiede due sponde: da una parte, quella delle “opere materiali” (la carità), dall’altra quella delle “opere spirituali” (il sacrificio). Chi lo percorre, deve soffermarsi

                                    

                                         

 

da una parte e dall’altra, aiutando e soccorrendo due specie di “poveri”: quelli in beni materiali e quelli in beni spirituali.

 

Vedi la distinzione fatta in questo senso dall’insegnamento islamico, ad esempio in Abd al-Qadir al-Jilani: IL SEGRETO DEI SEGRETI  -  Ed. l’Ottava, cap. XVI,  “La carità”.

 

            Molti, tuttavia, sono i modi con cui fare del bene, e solo la Coscienza risvegliata può suggerire, di volta in volta, il più opportuno. Le situazioni, oggi, mutano rapidamente ed anche le “opere di misericordia”,  pur restando uguali nella sostanza, cambiano nell’aspetto esteriore.

 

Secondo il classico Catechismo cattolico, le sette “opere di misericordia” sono: 1) dare da mangiare agli affamati; 2) dare da bere agli assetati; 3) vestire gli ignudi; 4) aiutare i deboli; 5) visitare gli ammalati; 6) consolare gli afflitti; 7) seppellire i morti.

 

            Dare da mangiare agli affamati, oggi, può significare, per una nazione, accogliere un milione di profughi, e lo stesso si può dire per quanto riguarda consolare gli afflitti o seppellire i morti.

            Il problema vero è però un altro, e si trova nella finalità ultima dell’atto d’amore, che consiste nel togliere un nostro simile da uno stato di sofferenza o, ancor meglio, nel portarlo ad una condizione di felicità. Ora, gli aiuti materiali e spirituali che generalmente si danno, anche su larga scala, limitandosi per forza di cose ad apportare un sollievo temporaneo, non conducono chi li riceve ad una stabile condizione di felicità. Felicità  significa,  infatti,  sviluppo  dell’Essenza,  ricongiungimento  con   l’Essere,  consapevolezza  e conoscenza del proprio destino. Evidentemente, alla FELICITA’ si può giungere solo attraverso un percorso iniziatico fondato sull’eliminazione totale e definitiva degli Aggregati psichici, e non attraverso la soluzione occasionale di una condizione di bisogno. In questo senso,  la civiltà moderna, che con lo sviluppo della tecnologia ha risolto molte situazioni di sofferenza, è ben lungi dall’aver portato l’uomo alla Felicità  (vedi in R. Guenon: SIMBOLI DELLA SCIENZA SACRA, cap. I, La riforma della civiltà moderna -  Ed. Adelphi).

            Ecco che, allora, l’amore più grande, il più grande sacrificio e la più grande carità che un uomo può compiere nel corso della propria vita, consiste nel mettersi a disposizione per offrire, a chiunque lo desideri, la strada (la Gnosi) che conduce alla distruzione dei difetti, alla formazione dell’Anima, all’esperienza diretta della Manifestazione e, in definitiva, al ricongiungimento con l’Essere.

                Non è facile, tuttavia, individuare dei canali concreti per offrire questo tipo di aiuto. Troppi metodi, passati e presenti, rivelano la loro inadeguatezza o, peggio, sono posti al servizio di false espressioni di amore. Il contatto con la gente porta a porta, ad esempio, può esprimere un malcelato desiderio di proselitismo, come anche il ricorso a un certo tipo di pubblicità (locandine, radio, TV, internet). La pretesa di estendere anche ad altri membri della famiglia il proprio “credo”, fino a giungere all’automatica iniziazione di neonati inconsapevoli, può rivelare uno scarso rispetto del libero arbitrio. L’uso di un linguaggio troppo dotto o troppo semplice può nascondere il desiderio di una certa discriminazione, ecc. ecc.. Lo scrivente ritiene che il metodo migliore per la diffusione dell’insegnamento non possa essere attuato se non  all’interno di una scuola iniziatica, la quale, pur non facendo pubblicità di sé, è pur sempre facilmente rintracciabile da colui che cerca.

                  Tuttavia, è bene tener sempre presente che ogni forma di aiuto, per provenire “dal cuore” ed essere quindi una spontanea espressione dell’Essenza, deve possedere almeno cinque requisiti.

1) Essere gratuita, cioè priva di qualsiasi compromesso con il denaro.

2) Essere disinteressata, cioè priva di secondi fini (potere, gratificazione, proselitismo, voti ecc.).

Un Ego molto presente nel Terzo Fattore, ed anche molto insidioso perché poco appariscente, è quello del Fanatismo. In questo caso, chi aiuta gli altri, e può essere anche a costo di grandi rinunce e grandi sacrifici, non lo fa perché mosso da vero amore, ma sotto la spinta dell’Ego, che vuole sempre un certo contraccambio, anche se a prima vista non evidente.

3) Essere indiscriminata, cioè rivolta a tutti, anche a dei nemici.

Per capire questo punto, particolarmente difficile, è indispensabile raggiungere il sentimento della “compassione” e della  “equanimità” buddisti, cioè la comprensione che tutti gli esseri sono uguali ed egualmente degni d’amore. Si suggerisce, a questo proposito, di seguire il cosiddetto “training delle nove sfere” di Kyabjr Trijang Rinpoche, descritto da Tanzin Gyatso XIV Dalai Lama in: LA PERFETTA FELICITA’ -  ed: Studio Tesi.

4) Essere totale, piena, senza mezze misure.

   Si accetta comunemente che la “carità” o il “sacrificio” per gli altri riguardino solo il superfluo e l’eccedenza (di denaro, di vestiti, di cibo, di tempo ecc. ecc.). Come si deduce dal Vangelo cristico, invece, per essere vera espressione d’amore, l’aiuto andrebbe offerto anche a proprio discapito e a discapito della propria reputazione e dei propri interessi materiali, fino “alla morte di croce” , intesa anche nel suo significato estremo.

5) Essere rispettosa del libero arbitrio.

 

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