Andrej Rubliov (Rublëv) nasce intorno al 1360, ma non sappiamo dove. Secondo testimonianze giunte fino a noi, l'inizio della sua vita è legato al convento di Sergej Radonezskij e al Monastero della Trinità di Sergio in provincia di Mosca. Ecco perché Rublëv è chiamato "l'iconografo di Radonezskij". La giovinezza dell'artista cade nell'epoca in cui la Russia, straziata e umiliata dai Tartari, vede infine il rifiorire delle sue forze morali e creative. L'artista appartiene alla generazione di quei russi che provarono il proprio valore e la propria tenacia sul campo di Kulikovo (1380), dove si compì quello che la Russia a lungo aveva atteso a lungo per esaltare  il destino e il futuro del suo popolo: tra le steppe del territorio centrale, sull'alto corso del Don, ebbe luogo la battaglia che destò nel cuore dei Russi l'impulso all'unificazione delle forze, alla fusione. La battaglia di Kulikovo gettò le basi di una nuova era nella storia e nella cultura dell'antica Russia. La scuola di pittura moscovita del XV secolo, nel periodo del suo massimo splendore, porta il nome di Rublëv. Il suo genio fu riconosciuto anche dai contemporanei; lo vediamo infatti collaborare coi maestri maggiori ed eseguire commissioni di grande responsabilità. L'umile monaco Andrej Rublëv partecipa con il maestro Teofane il Greco e lo starez Prochor di Gorodez, esperto in pittura, alla realizzazione di due grandi ordini di icone per la Cattedrale dell'Annunciazione: il Deesis (che in greco vuol dire preghiera, ed è costituito dalla teoria degli "oranti Cristo per il mondo" e cioè dalla Madonna, Giovanni Battista, gli Arcangeli, gli Apostoli, i Santi, e i Martiri) e il festivo (con soggetti evangelici). L'opera che assicurò ad Andrej Rublëv fama  mondiale è la celebrata Trinità della Cattedrale della Trinità del Monastero della Trinità di Sergio, che è l'apoteosi della sua ispirazione creativa. La luminosa Trinità ha avuto unanime riconoscimento ai nostri giorni, come anche molti secoli or sono nell'antica Russia, ed è ovunque esaltata come l'opera più alta del grande maestro, che ha dato al mondo la sua mente geniale e il suo grande cuore pieno di profondo amore per l'umanità. Andrej Rublëv è stato proclamato solennemente santo in occasione dei festeggiamenti del Millenario del battesimo della Russia (1988).  La preghiera composta per l’occasione dice fra l’altro: “O santo Andrea… tramite l’icona della SS.ma Trinità tu hai predicato a tutto il mondo l’unità della santa Trinità”.

 

 

Brano biblico:  Gen. 17, 1-15

 

    Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov'é Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio». Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì, hai proprio riso».

 

 

    Il teologo russo Pavel Florenskij spiega che l'icona di Andrej Rubliov  è divenuta una delle espressioni mistiche più elevate in quanto ha tradotto in immagine la visione mistica di San Sergio di Radonez, il fondatore della Grande Laura della Santissima Trinità a Sergiev Posad(attualmente la Laura è sede dell'Accademia della Chiesa Ortodossa Russa).I n questa icona"il cerchio"si impone come motivo dominante di tutta la composizione: nel corpo piegato dell'angelo di destra,nell'inclinazione della montagna, dell'albero e della testa dell'angelo di centro. Un capolavoro d'arte, la sintesi di un mistero della fede, un'esperienza mistica di un cristiano riproposta quale soggetto di meditazione e di elevazione dello spirito. Diceva San Gregorio Nazianzeno:"Quando dico Dio intendo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo". Ed aggiungeva:"Non appena mi rappresento l'uno sono illuminato dallo splendore dei tre; non appena li distinguo sono ricondotto all'uno. Quando penso uno dei tre lo penso come il tutto e i miei occhi sono riempiti e il più mi sfugge". Nello sfondo superiore sinistro tra la casa e l'albero vi era la dicitura:"la Trinità", oggi appena percettibile nell'originale. Le tre Persone non vengono identificate con scritte particolari, perché l'iconografo ha preferito esprimere la sua contemplazione legandola ad un insieme di simboli,che la mente illuminata dalla luce del Signore può cogliere senza l'intermediazione della Parola. "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: "Mostraci il Padre?" Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Credimi: io sono nel Padre e il Padre è in me" (Gv. 14, 8-11).L' angelo di destra è lo Spirito Santo. C'è un dubbio che riguarda l'angelo di centro: se è il Padre o il Figlio e ciò determina ovviamente l'identità dell'angelo di sinistra. In Santo Stefano di Perm', contemporaneo più anziano di Rublëv, e amico di San Sergio. Stefano porta un'icona della Trinità della stessa composizione di quella di Rublëv; intorno a ciascun angelo si legge una iscrizione in lingua zyrjane:l'angelo di sinistra porta il nome di"Py",che significa il Figlio,l'angelo di destra quello di"Puiltos", lo Spirito Santo e l'angelo di centro quello di"Ai". il Padre.

L'angelo di sinistra, a colorazione piuttosto indefinita e trasparente è l'Inconoscibile; l'angelo di centro,con alle spalle l'albero della vita, dalla mano che benedice la coppa e dalle vesti azzurro e bruno, simboli delle due nature del Cristo, è il Figlio;l'angelo di destra con le vesti verdi e blu, che esprimono bellezza e forza creatrice, è lo Spirito Santo. Tutta l'icona è animata da un movimento che parte dall'angelo di destra, è trasmesso dall'inclinazione dell'angelo centrale e, raccolto dall'angelo di sinistra, rifluisce di nuovo verso l'angelo di destra, concludendo e perpetuando così la sua incessante circolazione. I tre personaggi hanno dei bastoni lunghi e rossi (il bastone era il simbolo del potere dell'individuo, della sua dignità ed autorità. I tre angeli sono seduti su degli sgabelli con piedistalli d'oro, segno della differenziazione del mondo terrestre ed il mondo celeste e la supremazia di questo sulla terra. I troni coni piedistalli poggiano su uno sfondo verde smeraldo. Sta scritto, infatti, nell'Apocalisse 4, 3.6: "Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono(...) Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo". I tre siedono alla stessa tavola, che ha il piano bianco su cui si trova la coppa contenente l'agnello del sacrificio. In questo bianco si trova un doppio rettangolo, simbolo della terra. Un colore accomuna i tre: è l'azzurro che indica, l'immaterialità. la purezza e l'assoluto.

 

Dio apparso ad Abramo in tre Persone, scende sulla terra come Giudice:” Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande, e il loro peccato è molto grave, voglio scendere e vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me.” (Gen. 18:20-21) Che fare di questa Umanità continuamente infedele? Ed ecco sotto la quercia di Mamrè avviene il Consiglio Intradivino. Come raffigurare questo attimo drammatico? Il Santo Monaco Andrey Rublëv nell’Icona della Trinità, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ha reso attuale questo momento fondamentale per la Storia dell’Umanità. Immersi in una luce sfolgorante, tre Angeli sono seduti attorno ad una tavola. Unica è la loro natura, ma ognuno di loro è distinto dall’altro e gli elementi del paesaggio assumono una valenza simbolica, caratterizzano ogni personaggio. La tenda di Abramo è diventata la Casa del Padre, la quercia di Mamrè, l’Albero della Vita da cui è sorto il virgulto d’Issai, la roccia aggettante come un arco protettivo, l’Amore forte dello Spirito Santo. E la tavola diventa un Altare, e sull’Altare una coppa contiene l’Agnello Immolato, e intorno a questo Altare si compie un rito. Il Padre benedice il Figlio, e il Figlio, in piena sottomissione, benedice il Calice del Suo Sacrificio, mentre lo Spirito Santo conferma questo atto d’amore. L’amore folle di Dio... Dio accetta l’estremo sacrificio per riscattare l’uomo dalla sua schiavitù, per vincere la sua ostilità, per spezzare per sempre la maledizione della morte, per riconciliare l’uomo alla vita,per riportare l’uomo allo stato originario di santità, come era all’inizio, prima della ribellione, per far partecipare l’uomo alla vita intradivina “Dio si è fatto uomo - dicono i Santi Padri - perché l’uomo possa diventare Dio”. E, contemplando questa Icona, oggi come al tempo in cui venne dipinta, noi non ci sentiamo estranei, spettatori attoniti ed inerti, ma veniamo spiritualmente coinvolti non solo come oggetto della Sacra Conversazione, ma soprattutto siamo invitati a ritornare come commensali privilegiati alla Tavola Eucaristica.

L'icona rappresenta esplicitamente i tre angeli che giungono in visita ad Abramo. Si tratta però anche di una simbologia che rappresenta la Ss. Trinità. Le tre persone sono riunite attorno ad una tavola. Al tavolo di Dio c'è però un posto vuoto, davanti, dove si può accomodare colui che contempla e prega davanti all'icona. La comunione di Dio interpella immediatamente l'uomo, a cui è chiesto di coinvolgersi. Il Padre, sulla sinistra, vestito di rosso, invia il Figlio, in centro, la cui missione è rappresentata dalla stola dorata e consiste nel mettersi al servizio dell'umanità. La stola è infatti simbolo di servizio. Tale missione è già completamente compiuta nel sacrificio della croce: ecco perché la stola è dorata. Lo Spirito Santo, sulla destra, indica all'uomo il posto vuoto dove deve accomodarsi. La sua missione presso l'umanità non è ancora pienamente compiuta; per questo la sua stola non è dorata. La tavola, bianca come Gesù durante la trasfigurazione, rappresenta il Regno di Dio. Il calice al centro è simbolo dell'Eucarestia, attraverso cui l'uomo può sperimentare direttamente il Regno di Dio. Anche il profilo interno dei due angeli laterali ripete la sagoma del calice.

 

 

Il capolavoro di Andrej Rublëv, l'icona delle icone (come la definì il Concilio dei Cento Capitoli), dipinta dal santo iconografo in memoria di S. Sergio. Gli studiosi non sono concordi sulla data in cui Rublëv la dipinse. Il Lazarev propone il 1411, quando sulla tomba di S. Sergio fu costruita una chiesa di legno dedicata alla Trinità. Negli anni 1422-1424 la chiesa in legno fu sostituita da una chiesa in pietra dove l'icona fu custodita fino al 1929, allorché fu trasportata nella Galleria Tret'jacov. nella chiesa della Trinità del monastero di S. Sergio l'icona originale è ora sostituita da una copia. Alcuni studiosi, tra cui Demina, attribuiscono l'icona al periodo in cui Rublëv dipinse l'iconostasi per la chiesa di pietra; secondo questa interpretazione l'icona sarebbe databile verso il 1420-1430. Sembra comunque verosimile la prima ipotesi, sia per i richiami stilistici, sia per il contenuto teologico dell'icona, che riprende il tema dell'unità nella molteplicità così fortemente presente negli affreschi di Vladimir. Il centro ispiratore dell'icona è comunque la santità di S. Sergio. Come fa rilevare Pavel Florenskij (massimo intellettuale russo sacerdote, nato nel 1882 e morto in un lager della Siberia nel 1943 circa), nella coscienza della Chiesa (non nella debole coscienza espressa nei manuali di teologia, ma nella coscienza del popolo) la Casa della Vivificante Trinità" è stata sempre sentita come il cuore della Russia, e il costruttore di questa casa, S. Sergio di Radonez, come il particolare patrono, custode e guida del popolo russo, forse sarebbe più esatto dire l'angelo custode della Russia". Parallelamente, nel XIV secolo in Russia nasceva la festa della SS. Trinità, conosciuta a Costantinopoli: è una creazione liturgica russa, che fonde la festa della Pentecoste con la festa della Trinità. Lo Spirito che anima gli Apostoli insegna loro infatti a vivere prendendo come modello l'unità della Trinità, e infonde in essi un "cuor solo e un'anima sola".

(Tratto dal Vol. di Marisa Bisi, "Contemplare le icone" - Un itinerario di preghiera profonda, Edizioni ADP, Roma, 1999)

 

 

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