LETTERA N. 1 (settembre 2003)

 

 

                                                                                         LETTERA FIRMATA M. C.

 

 

LETTERA N. 2 (febbraio 2004)

 

I discorsi che vengono fatti in questo sito da un lato aprono la strada alla ricerca di qualcosa di irrazionale, ineffabile e incomunicabile, dall’altro si avvalgono di concetti e ragionamenti molto coerenti, logici, razionali. Il buddhismo stesso, che si è rivelato una delle filosofie più influenti in questi discorsi, si presenta come una filosofia molto razionale, logica e coerente; è proprio andando fino in fondo con il ragionamento sulle cose che si giunge a rendersi conto che la percezione che si ha comunemente della vita non ha senso, è contraddittoria e basata sul nulla. E da questa profonda comprensione scaturisce la motivazione a cercare una visione alternativa. Ritengo, quindi, che abbia senso cercare di capire il più possibile come “stanno le cose”, cercare di spingersi fino al punto estremo al quale può arrivare il ragionamento umano. Perché dalla comprensione può nascere una forte determinazione a comportarsi in un determinato modo.

Il mio problema è che ho il sospetto che non ci sia possibilità di salvezza e questo si ripercuote negativamente sulla mia determinazione a sopportare, perdonare, rinunciare, faticare, sacrificarmi, amare …

 

Se la nostra anima fosse più forte delle illusioni non si lascerebbe soffocare da queste e saremmo già nel “nirvana”, o meglio, saremmo sempre stati “là”; però, è evidente che non è così; la nostra anima è soffocata e manipolata dalle illusioni e quindi è più debole di esse; ma allora perché mai dovrebbe essere in grado di liberarsi dalle illusioni? Perché mai dovrebbe riuscire un giorno a diventare più forte delle illusioni che la opprimono? Da dove prenderebbe la forza necessaria?

Non penso proprio che il fatto che siamo qui in questo mondo e che siamo imprigionati in una mente costituita da illusioni sia in definitiva colpa nostra. Non c’è stato alcun peccato originale, non abbiamo mai scelto volontariamente il male; la nostra anima è pura e libera e quindi non sceglierebbe mai il male; un’anima libera non sceglierebbe mai il male perché saprebbe a cosa andrebbe incontro; e se, al contrario, scegliesse il male, allora non sarebbe veramente libera, perché sarebbe indotta a farlo da qualcosa di esterno (dalle illusioni, dall’ignoranza, da una incomprensione). Nessuno sceglierebbe liberamente di soffrire, nessuno sceglierebbe di venire quaggiù se sapesse che cosa questo comporta. Uno che ignora a cosa va incontro non ha i mezzi per fare una scelta oculata, quindi non è libero. Di conseguenza non è colpa nostra se siamo qua.

Se è stato un Dio a imporci di scalare il cielo facendo tutta questa fatica per guadagnarci un paradiso che poteva tranquillamente regalarci gratis fin dall’inizio, allora questo Dio è malvagio e noi siamo spacciati.

Se, invece, la nostra anima è intrinsecamente cattiva e vuole il male anche a prescindere dall’influenza delle illusioni, siamo ugualmente spacciati, perché la nostra anima vuole il male, non smetterà mai di volerlo e non smetterà mai di subire le conseguenze karmiche di ciò.

Nel caso in cui non ci sia alcun Dio onnipotente e l’esistenza sia costituita, invece, da due forze contrapposte in lotta tra loro, tali forze devono essere di pari entità, di pari potenza, perché altrimenti la più forte avrebbe già prevalso sull’altra da sempre, da “infinito tempo”. Evidentemente, quindi, le due forze sono di pari potenza e i vari universi sono delle forme di compromesso tra queste due forze: nei vari universi c’è sia del bene che del male, distribuiti in concentrazioni diverse a seconda dei vari universi stessi. Il mondo composto da oggetti e corpi che abbiamo sotto i nostri occhi è il modo in cui noi percepiamo la realtà dal nostro punto di vista limitato (limitato dalle illusioni, che fanno parte del Male), ma in realtà non esiste la materia, bensì esistono una sostanza spirituale buona e una cattiva mescolate tra loro e in continuo rimescolamento e in continuo conflitto  E’ possibile che ci siano dei miglioramenti (e anche dei peggioramenti) all’interno di uno stesso universo o in più universi, ma ciò è determinato dai continui rimescolamenti, dai continui tira e molla tra le due forze: a volte prevale una in un punto, ma necessariamente allo stesso tempo perde terreno in un altro punto. La nostra anima è un pezzo della forza buona, e anche nel mondo “fisico” “circostante” ci sono degli sprazzi di Bene, ma questa nostra anima è imprigionata in un “corpo” e in un “mondo” che sono prevalentemente “cattivi”, cioè imperfetti, limitati, appartenenti alla forza negativa, costituiti, prevalentemente dal “materiale” chiamato Male: dico questo perché la “materia” mi sembra nel complesso arida, fredda, precaria, peritura, inerte, soggetta a leggi meccaniche. Noi (= le nostre anime) possiamo fare dei miglioramenti, possiamo trovare dei modi per soffrire di meno, possiamo aiutarci a vicenda, possiamo anche andare via di qua dopo la morte del nostro corpo e possiamo raggiungere i più alti livelli di esistenza e addirittura il livello sommo: ma ciò è dovuto ai continui rimescolamenti tra Bene e Male e un rimescolamento successivo potrebbe farci ricadere giù, magari nelle più profonde regioni infernali, la nostra anima verrebbe così soffocata da terribili illusioni, spinta da queste farebbe il male, poi magari con un altro rimescolamento farebbe qualcosa di buono, e ritornerebbe (velocemente oppure molto lentamente e con gran fatica) nelle regioni celesti; e così via all’infinito. In altre parole, anche se riuscissimo ad arrivare nel livello più alto non avremmo alcuna garanzia di rimanervici. Il Male (evidentemente) ci ha già rapiti e inghiottiti una volta e potrà farlo di nuovo. E vorrei chiarire che la nostra volontà non è qualcosa di esterno che può scegliere tra Bene e Male, non è l’ago della bilancia, bensì fa parte del Bene, è compresa nel conto totale delle “cose” “buone” che esistono; la nostra volontà non è indecisa, non è in bilico, ma è protesa verso il Sommo Bene, non ha dubbi, solo che è soffocata da una miriade di illusioni protese verso il Sommo Male; se questa nostra volontà fosse qualcosa di esterno che si andasse a sommare alla Forza Positiva, tale forza risulterebbe in definitiva più potente di quella negativa e avrebbe già prevalso. In base a questa mia visione non c’è quindi la speranza di una vittoria duratura sul Male. Non c’è speranza di salvezza eterna.

 

Mi rendo conto di aver inserito a forza dei concetti sfumati, nebulosi, e soprattutto indimostrabili in categorie eccessivamente razionali e schematiche, ma ho voluto presentare i concetti in modo diretto, crudo e grezzo, per rendere il discorso più chiaro e schematico possibile. Non credo alla lettera a quello che ho scritto: lo si prenda, quindi, come una metafora; però, secondo me , nella razionalità umana c’è un germe di conoscenza e in questi discorsi metafisici che ho fatto ci potrebbe essere qualcosa che corrisponde al Vero.

 

Riassumendo, alla luce delle considerazioni che ho fatto, io mi chiedo: perché dobbiamo faticare per avere la salvezza e la felicità eterne? E soprattutto: esiste davvero una possibilità di salvezza eterna? E se sì: qual è questa possibilità? Come è possibile per noi uscire da questa nostra misera condizione?

Purtroppo immagino che probabilmente è impossibile rispondere a queste mie domande, perché probabilmente nessuno conosce queste risposte: sono degli interrogativi che da sempre tormentano e affascinano le menti umane. Tuttavia, spero che mi possa venire indicato un modo, magari non per risolvere questi misteri, ma per affrontarli; per reagire a questi inquietanti interrogativi, a questi dubbi disarmanti. Cosa devo pensare, cosa posso pensare? Come posso concettualizzare, come posso raffigurarmi la Realtà, o almeno la nostra condizione umana, la situazione assurda in cui ci troviamo?

Per combattere tutto il male che vedo attorno a me e dentro di me (e per dare un senso alla mia vita) avrei bisogno di sapere che questo male può essere sconfitto. Altrimenti non so se riuscirò a trovare la motivazione e la determinazione per fare qualcosa di significativo in questa mia vita e rischio di andare avanti dando un colpo al cerchio e uno alla botte, facendo cose buone e cose egoistiche, facendo un passo avanti e uno indietro, rimanendo sostanzialmente fermo, insomma. Rischio di condurre una vita volta a minimizzare la sofferenza grazie a un po’ di prudenza e di saggezza, ma una vita, alla fin fine un po’ insulsa. Vivere così non è poi tanto male; in questo modo la vita si lascia sopportare abbastanza bene; ma se in futuro dovessi affrontare qualche sofferenza particolarmente pesante? O se dovessi aiutare qualcuno ad affrontare qualcosa di terribile? E quando sarò vecchio, affaticato, pieno di acciacchi, e forse sopraffatto o maltrattato dagli altri?

Vorrei essere, non dico proprio pronto a tutto, ma almeno un po’ più corazzato nei confronti della sofferenza.

Attenderò pazientemente una risposta a questa mia lettera, ma fin d’ora desidero ringraziare il sito per avermi dato la possibilità di esprimere e comunicare ad altre persone alcuni pensieri che mi stanno molto a cuore.

 

                                                                                LETTERA FIRMATA  B. V.

 

 


 

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